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10 giugno 2013 1 10 /06 /giugno /2013 16:16

La grande quercia scuoteva con rabbia le fronde, cosa c'è nonno chiese la piccola quercia cresciuta da poco ai piedi del poderoso albero, non lo aveva mai visto così arrabbiato ed era preoccupata.

Vedi quel signore che parla a tutta quella gente in mezzo al prato con il microfono in mano? ascolta cosa dice.

Cari concittadini, quando avranno abbattuto la vecchia costruzione che vedete alle mie spalle, faremo un'oasi verde e costruiremo un percorso ciclabile circolare, così facendo daremo la possibilità ai nostri figli e a tutte le persone che lo desiderano di fare sport e movimento all'aria aperta.

Grazie e buon pomeriggio a tutti! 

Cosa c'è di male nonno, ha detto cose giuste!

Il nonno la guardò con tenerezza, lui aveva secoli di esperienza e tutte le volte che una folla si era radunata lì vicino non aveva mai portato niente di buono.

Sappi piccolina, cominciò a raccontare con voce profonda ma suadente che invogliava gli alberi attorno a girare le loro fronde nella sua direzione per ascoltare.

Tanto tempo fa, in quello stesso punto c'era un grosso pino e tutto attorno altri pini, querce, castani, betulle, rubine, un bosco inmenso e favoloso, tra i rami nidi di uccelli e nel sottobosco caprioli e maiali selvatici, i viandanti lasciavano la via maestra e venivano a riposare e a consumare un pasto frugale all'ombra dei fronduti rami, poi un giorno, io ero piccolo come te adesso e stavo proprio quì col nonno, ero felice, il rumore del bosco mi faceva compagnia, a volte carpivo il dialogare che gli alberi facevano fra loro, il nonno era il più anziano e ne aveva di storie da raccontare.

Un giorno di primavera, il sole filtrava tra i rami intrecciati e nel sottobosco una miriade di animali, animaletti, insetti, vivevano felici secondo le leggi della natura, all'improvviso un rumore di zoccoli di tanti cavalli interruppe la tranquillità del bosco, arrivarono molte carrozze e calessi, dalle quali scesero signori eleganti in abiti scuri e bombetta in testa, al loro fianco signore altrettanto eleganti con cappellino e veletta.

Uno di loro con modi molto autoritari si avvicinò al grande pino, tutto attorno si riunirono le persone arrivate con lui, la foresta intera si chiedeva cosa facesse li tutta quella gente, gli alberi più giovani non avevano mai visto un calesse.

Il signore autoritario che risultò essere il sindaco della cittadina al limitare della foresta, guardò l'ora sul suo orologio da taschino, si fregò le mani, bene disse, ora che ci siamo tutti vi voglio parlare di un progetto che l'intera comunità ha approvato, il progresso avanza e molte cose per stare al passo con i tempi, vanno modificate.

Tirò fuori un grande foglio e lo inchiodò al tronco del pino.

La foresta ammutolì, nessun uccello osò cinguettare e nessuno mosse una foglia, ecco quà disse indicando con una bacchetta dei disegni sul foglio.

Tutto quello che vedete quì attorno verrà abbattuto e proprio quì dove mi trovo io costruiremo un grande palazzo che sarà sede del comune ed uffici di pubblica utilità, costruiremo un grande viale e gli alberi che si trovano ai lati li terremo tutti, gli altri verranno abbattuti, la folla applaudì: evviva il progresso! ai tempi nuovi e spazio a nuove costruzioni.

Così il mio nonno venne abbattuto, ricordo ancora la sua tristezza, non tremo per me disse, io ho vissuto tanto, tutto il tempo che il buon Dio ha dato alla mia specie, mi preoccupo per te, non so se avrai la mia stessa fortuna, capisci piccolina!

Io adesso non ho raggiunto neanche la metà degli anni che aveva mio nonno quando venne abbattuto, ma sento che il mio momento è arrivato.

Il giorno dopo arrivarono le ruspe, il palazzo fu raso al suolo e la grande quercia che le stava accanto fu sradicata e cadde a terra con un boato, sollevando una nuvola di polvere, la piccola quercia chinò le fronde, nonno, nonno non mi lasciare implorò, il mio tempo è finito piccola ora è giunto il tuo e vedendo il tracciato della pista nel disegno pensò che sarebbe stato molto molto lungo.

C.P. 


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16 maggio 2013 4 16 /05 /maggio /2013 18:33

In città era arrivato il circo, Tonino aveva saputo che c'erano tanti animali e li voleva vedere tutti.

La mamma lo accompagnò a vedere lo spettacolo pomeridiano e Tonino rimase a bocca aperta dalla bravura degli animali, li conosceva tutti, li aveva visti alla televisione, sui libri, sapeva dove vivevano e cosa mangiavano ma era rimasto stupito dalla loro enorme mole, erano grandissimi.

Rimase allibito quando vide la giraffa, la chiamò, questa si girò e disse: mi chiamo Raffaella e vorrei tornare nella savana! tu sei un bambino così dolce mi puoi aiutare?

Tonino spalancò gli occhi, la giraffa aveva parlato e lui aveva capito quello che diceva... pensò di aver sognato, ma quel sogno era bello e provò a chiamare il leone, questo si girò e disse: mi chiamo Simba e vorrei tornare nella savana!

così dissero anche Achille l'elefante, Marcus il ghepardo e Dora la zebra.

Il bambino pensò che doveva fare qualcosa per aiutare gli animali, poi si svegliò.

Tonino non era un bambino, era un uomo adulto ed era il proprietario di quel circo ed anche ammaestratore degli animali.

Allora capì, nel sogno gli animali lo avevano avvertito della loro sofferenza, non erano contenti di stare lontani dalla loro terra e sopratutto dalla loro libertà.

Tonino li liberò nella savana.

Da allora il suo circo è composto da giocolieri, trapezzisti, claun.

La gente arriva in massa a vedere quanto sono bravi e divertenti i suoi artisti.

Tonino seduto in prima fila, applaude felice e pensa che gli animali non erano proprio indispensabili per il successo del suo circo.  

                                                                       C.P.

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16 maggio 2013 4 16 /05 /maggio /2013 18:07

Era una fredda mattina d'inverno, un sole pallido rischiarava la vallata e la neve brillava sotto i suoi raggi.

Quattro leprotti con la pelliccia bianca invernale si rincorrevano felici, si faticava a vederli quando si fermavano in mezzo a quella distesa di neve.

La mamma li aveva ammoniti: non allontanatevi troppo dalla tana, ci sono in giro due cacciatori! infatti loro li avevano visti ed erano corsi dalla parte apposta, ma proprio lì i cacciatori avevano nascosto le loro tremende tagliole sotto la neve.

Bianchino, il più piccolo di loro ci passò sopra e ne rimase prigioniero con le zampe anteriori.

Il piccolo piangeva disperato dal dolore, dopo tanti sforzi i suoi fratelli lo liberarono e lo portarono alla tana dalla mamma che gli disinfettò le ferite leccandolo teneramente e avvolse i moncherini nella paglia pulita, poi chiamò madre natura che subito apparve, guardò il piccolo Bianchino disperato e provò per lui tanta tenerezza, prese la sua bacchetta magica e fece apparire le zampe completamente guarite.

Bianchino ne fu felice, poteva correre ancora e giocare con i suoi fratelli, anche se le zampe erano più corte di prima, andavano bene ugualmente e ringraziò madre natura mille volte.

Fu da allora che le lepri di tutto il mondo hanno le zampe anteriori più corte di quelle posteriori.

                                         C.P. 

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13 dicembre 2012 4 13 /12 /dicembre /2012 18:17

Nell'orto è arrivata la primavera! su su piantine svegliatevi è ora di crescere e germogliare!

Una giovane vite si stiracchiò e chiese: - chi sei?

- sono la Primavera, e quando io arrivo tutta la natura si risveglia.

- ma io ho ancora sonno e le radici sono fredde! e si riaddormentò.

- E' giovane e tenera la lascerò dormire ancora un po', tornerò finito il giro!

Tornò dopo qualche giorno, la piccola vite sembrava sofferente, allora chiamò Madre Natura che versò una polverina dorata nel terreno, chiamò il sole che direzionò qualche raggio proprio in quel punto.

La piantina si svegliò: - mi sento proprio bene! e cominciò a germogliare, una foglia là, un piccolo grappolo, qualche pampino per attaccarsi e crebbe sempre di più, raggiunse e coprì tutta la struttura che la reggeva.

Il contadino ne andava fiero e si aspettava una vendemmia ricca e ottima.

Passò l'estate e la vite si grocciolava al sole, rimirando i suoi grossi acini neri, arrivò un uccellino e le chiese educatamente se poteva mangiare qualche acino, ma la vite risentita gli disse: - ci mancherebbe altro! questa uva è per la famiglia del contadino ed in particolare per suo figlio, il piccolo Mario che ha bisogno delle mie  vitamine per crescere.

In quel momento passò di li proprio il piccolo Mario che colse un bel grappolo d'uva, ma invece di mangiarla la buttò a terra e corse via ridendo.

- che modi disse la vite! ringrinzendo le foglie dal dispiacere.

Mario tornò più tardi con qualche amico e anche loro coglievano l'uva per poi calpestarla.

La vite arrabbiatissima ingialli le sue foglie e chiamò tutti gli uccellini che volavano lì attorno e disse loro di mangiare tutti i grappoli d'uva che volevano, anzi non dovevano lasciarne nemmeno uno.

Quando il contadino andò alla vigna per iniziare la raccolta, rimase stupito nel vedere che sulla pianta non c'era più nemmeno un grappolo, imprecò contro gli uccelli incolpandoli di quello che era successo.

Guardandosi attorno però si accorse che l'uva era anche perterra tutta schiacciata e comprese a malincuore che era stato suo figlio e se ne andò mortificato.

La vite chiamò il vento per dare una pulita e disse: - l'anno prossimo niente uva! solo foglie! e si riaddormentò in anticipo.

C.P

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20 febbraio 2012 1 20 /02 /febbraio /2012 13:00

Bau è un cagnolino nè grande nè piccolo, non si sa di che razza sia e non abbaia mai; se ne sta tranquillo in un angolo del canile dove si trova da quando qualcuno l'ha portato lì dopo averlo trovato sul ciglio di una strada di campagna.

Quando arrivano i gestori del canile a portare da mangiare ai cani, tutti si accalcano, si schiacciano e digrignano i denti per accappararsi il cibo che è sempre poco, a Bau fanno paura...e così non mangia quasi mai.

Un giorno, impaurito da due cani che si azzuffavano, si nascose dietro le cucce dove si riparavano per dormire alla notte e si accorse che la rete era ruggine e cominciò a mordicchiarla, era saporita e gli sembrava che la fame passasse, così mordicchiò fino a sera quando la rete improvvisamente si spezzò e si aprì un varco, non sapeva cosa fare, voleva dirlo a qualcuno ma nessun cane gli dava retta e così scappò da solo.

Quella notte dormì all'aperto sotto un grosso albero, quando si svegliò era tutto bagnato, durante la notte aveva piovuto ma lui non se ne era nemmeno accorto, si rese conto di essere in un grande prato e una strada sterrata correva lungo tutto il perimetro, abbaiò per farsi sentire da qualcuno ma sembrava non esserci anima viva.

Bau si avviò verso la strada che portava a una grossa casa isolata in mezzo alla campagna, nei prati avvistò delle galline, non le conosceva ma l'istinto gli diceva di rincorrerle e aggredirle, si sollevò un gran frastuono, si sentì eccitato e felice come non mai, ma la fame si faceva sentire sempre di più, forse poteva mangiare una gallina ma non ne era sicuro, perfortuna trovò un uovo rotto che naturalmente lui non conosceva, iniziò a leccarlo e lo trovò buono se lo mangiò tutto compreso il guscio.

Gli venne sete, attraversò i prati e si avvicinò alla fattoria, c'erano delle mucche al pascolo e poco lontano un abbeveratoio, bevve a sazietà ed era felice della sua libertà.

Tornò verso l'albero che lo aveva protetto la notte prima ed esausto si addormentò, dormì profondamente tutta la notte, al mattino quando si svegliò vide una bambina che saltellava nel prato in mezzo alle galline, raccoglieva le uova, Bau pensò che sarebbe rimasto senza pranzo così abbaiò e ringhiò, come facevano i suoi compagni al canile, per spaventarla e farla scappare ma la bimba non si spaventò anzi si avvicinò a lui sorridendo, Bau abbassò le orecchie e si sdraiò mostrando il ventre quel comportamento gli è venuto spontaneo, voleva ardentemente che quella bambina lo accarezzasse, infatti la bambina avvicinò le manine e lo accarezzò, gli diceva dolci parole e poi continuava a dire che era bello, voleva giocare con lui e così la seguì docile, entrarono nella fattoria, gli animali si girarono a guardarlo, lui camminò orgoglioso al suo fianco felice di essere stato scelto come suo amico.

In quel momento Bau capì che la sua vita sarebbe cambiata per sempre e quando la piccola gli avvicinò una ciotola piena di cibo ne fu certo e la sua felicità fu infinita.

                                                   C.P. 


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14 febbraio 2012 2 14 /02 /febbraio /2012 19:27

Una giovane farfalla svolazzava triste di fiore in fiore, ogni tanto una piccola lacrima cadeva all'interno di uno di loro...perchè piangi piccolina? chiese una libellula di passaggio, perchè la mia famiglia mi ha cacciato, sono troppo diversa da loro!

E come mai sei diversa? devi sapere che io sono molto sbadata e tempo fa ho visto un bellissimo fuoco, mi sono avvicinata troppo e mi sono bruciata le ali, lì vicino c'era un campo di papaveri i quali mi hanno donato i loro petali, così come vedi sono gialla e rossa mentre le mie sorelle sono tutte gialle e così non mi vogliono più con loro.

Non piangere piccola! conosco un posto che fa per te, vola con me, attraversarono un fitto bosco e quando uscirono sotto un sole abbagliante, la piccola farfalla vide un prato coperto di farfalle tutte gialle e rosse che l'accolsero con gridolini di gioia.

Ne fu felicissima e la tristezza se ne andò.

                                                             CP.

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15 dicembre 2011 4 15 /12 /dicembre /2011 16:29

Una piccola mosca sta svolazzando in cucina, la massaia apre il barattolo dello zucchero e lei si posa e assaggia, è buonissimo e mangia ma la massaia chiude il barattolo e lei resta imprigionata.

:- oddio e adesso cosa faccio! già che sono quà mi conviene mangiare e rimpizzarmi di zucchero!

quando la massaia riapre il barattolo vola via ma è troppo pesante e precipita in una bacinella piena d'acqua, aiuto! non so nuotare! e cerca di stare a galla come può, però si sta bene l'acqua è fresca e con questo caldo è l'ideale e si rilassa; qualcuno getta l'acqua nel lavandino e la piccola mosca precipita nelle tubature, sbatte di quà, sbatte di là, ogni tanto qualcosa di viscido la tocca ma c'è troppo buio e nonostante i suoi ottanta occhi, non vede niente.

Poi la corsa finisce e si trova su un prato un po' bagnata ma viva.

All'improvviso si accorge di una tela poco lontano e un grosso ragno si avvicina, cerca di volare via ma non ci riesce, allora sale su una foglia abbastanza grande e si nasconde, il ragno passa oltre senza vederla; una mano raccoglie la foglia, la mette insieme ad altre, la mosca si sente sbalottare poi la stessa mano posa le foglie su un tavolo, la mosca esce ma è  stanca e appiccicosa e non riesce a volare.

Risale con le zampette una parete liscia e bianca ma giunta sul bordo precipita nel barattolo dello zucchero.

:- oh no! sono ancora quì!

la massaia chiude il barattolo, quando lo riapre grida :- che schifo! c'è dentro una mosca! la prende la mette in un pezzo di carta  e la schiaccia, poi si lava le mani e non ci pensa più.

                                                                   C.P. 


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2 ottobre 2011 7 02 /10 /ottobre /2011 18:24

Manca un mese a Natale, nella sua cameretta Carletto sta scrivendo la lettera a Babbo Natale, quest'anno vorrebbe tre cose: la Playstation ultima generazione, un televisore ultrapiatto al plasma da mettere nella sua cameretta e delle scarpe firmate.

Il mattino dopo, riordinando la camera la mamma di Carletto trova la letterina e scuote la testa delusa, quelle richieste non le piacciono, Carletto si muove poco e sta diventando obeso, dovrebbe fare più attività all'aperto, quella sera decide di parlarne al marito.

Carletto frequenta la 1.a media, all'uscita da scuola si ferma su una panchina vicino ad un grosso albero, aspetta la mamma che va a prenderlo.

Quell'albero lo attrae in modo particolare, è molto alto e ha una fessura nel mezzo della corteccia che non aveva mai notato prima; ci entra, il terreno sotto i suoi piedi si apre e lui precipita.

Quando tocca il terreno è ancora dentro all'albero, esce ... non c'è la panchina, nè la strada e nemmeno la scuola alle sue spalle.

Vede un cortile e una casa e sotto il portico un uomo e tante biciclette rotte.

Ciao! lo saluta l'uomo benvenuto! -: venuto dove? dove mi trovo?

Questo è il mio crtile, questa è la mia casa e io aggiusto tutto, biciclette comprese!.

Ogni tanto questo albero mi manda un aiutante, e tu chi sei?

Mi chiamo Carletto e gli spiega cosa gli è successo.

-: non so che dirti figliolo, l'albero ogni tanto mi manda qualche ragazzino dal futuro, sta quì per un po', poi l'albero lo richiama e sparisce.

Ora sei nel 1955, tu da che anno arrivi? -: dal 2011.

-: bene diamoci da fare! ti farò conoscere la mia famiglia e dopo la cena e un buon sonno mi darai una mano col lavoro.

-: ma io devo andare a scuola! oggi è il 20 giugno sei in vacanza, se sarai ancora quì andrai a scuola a ottobre.

Carletto dormì un sonno profondo, quando si svegliò cercò la sveglia per vedere le ore, ma il comodino non c'era e nemmeno la sveglia, in compenso u gallo cantava poco lontano.

Carletto è triste non riesce a capire, gli viene da piangere, vuole la sua mamma, la sua casa e le sue cose, è quasi Natale cosa ci fa lì? e perchè?

Scende le scale di legno che scricchiolano e si trova in una grande cucina con mobili strani e una signora che gli dice -: dietro casa c'è una fontanella per lavarti e anche il gabinetto! e gli da dei vestiti per cambiarsi e un asciugamano.

-:Poi vieni a fare colazione!

-: bene figliolo, io mi chiamo Mario, questa è mia moglie Angela, lei è Sara mia figlia più piccola, i miei due figli Antonio e Andrea sono già al lavoro nei campi, in campagna ci si alza presto, si lavora al mattino perchè nel pomeriggio il sole scotta troppo e così si fanno lavoretti di riparazione.

Carletto mangia di gusto, il latte è buonissimo e la torta di frutta altrettanto buona.

Ora vieni con me! dice il Signor Mario vediamo cosa puoi fare!

Carletto è un ragazzo sveglio e impara presto a riparare le biciclette, sa dare da mangiare agli animali del cortile e prima di cena va con Sara a raccogliere more e lamponi per le favolose torte di zia Angela.

Con Sara si trova bene, è la sorella che ha sempre desiderato, le racconta del suo mondo, dei suoi giochi ultra moderni, Sara lo ascolta incantata, lei ha avuto solo una bambola di pezza e lui le parla di robot telecomandati.

Carletto però è convinto che lì si diverte molto di più, lui non si era mai arrampicato sugli alberi, nè corso a perdifiato giù da una collina e nemmeno nuotato nel canale.

E' inverno, Sara e Carletto vanno a scuola tutti i giorni a piedi, fanno due Km. all'andata e due Km. al ritorno; quando torna la primavera ci vanno in bicicletta e porta Sara sulla canna.

Finiti i compiti, aiuta zio Mario. Anche la nostalgia di casa si è attenuata ed ha deciso di godersi quel mondo e quella vita.

Un mattino molto presto stava andando in stalla per mungere Nerina la mucca quando passando davanti all'albero, si sentì attratto, era passato da lì tante altre volte e non era mai successo niente, ma ora l'attrazione è forte, posa il secchio e ci entra dentro, all'improvviso precipita, quando si ferma ed esce non c'è più il cortile di zio Mario ma la panca con la sua cartella e dalla strada sta arrivando la mamma.

-: non sono in ritardo vero? no! no!

Carletto pensa all'accaduto, ha conosciuto quelle persone, ha vissuto con loro tanto tempo, ha passato là l'estate poi la primavere e l'inverno, poi ancora l'estate e ora si trova al punto di partenza, come se fosse entrato ed uscito dall'albero in un secondo.

Giunto a casa va nella sua cameretta, si sdraia sul letto e pensa alle parole di zio Mario quando si sono conosciuti.

-: voi ragazzi ottenete tutto facilmente e non pensate mai ai sacrifici di chi lavora, non considerate le cose importanti della vita e questo è un modo per farvele capire e apprezzare.

Carletto capì,  prese la letterina e la stracciò, ne scrisse un'altra...

caro Babbo Natale per quest'anno desidererei tanto avere una bicicletta e con calma, magari prima del prossimo Natale una sorellina di nome Sara.

La diede alla mamma e le disse-: da domani non mi portare più a scuola, vado e torno da solo a piedi.

                                                  C.P.

                       

 

 


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22 settembre 2011 4 22 /09 /settembre /2011 16:14

I piccoli fratelli Orsini giocano nel prato, presto! dice mamma orsa, prepariamoci il babbo ci porta a pescare sul torrente! -: che bello! gridano in coro e si preparano alla partenza.

Brunetto li guarda, anche lui è un orsetto ma è orfano, nessuno si preoccupa per lui e non è mai stato al torrente, così decide di seguirli.

Lui conosce bene i fratellini orsini, li guarda giocare, ascolta di nascosto i consigli che mamma orsa da a loro, così li fa suoi e impara.

Giunti al torrente i piccoli e il babbo catturano i pesci e ogni tanto ne portano uno alla mamma che ringrazia felice.

Mamma orsa è da un po' che osserva un giovane orsetto sul lato opposto del torrente che sbaglia tecnica e non ha preso nemmeno un pesce.

Preoccupata si chiede dove saranno i suoi genitori, perchè così facendo il piccolo si stancherà, con il solo risultato che rimarrà affamato.

Si alza per raggiungerlo ma l'orsetto come la vede scappa e si nasconde.

Dove sei piccolino! vieni fuori! ti voglio solo aiutare!

Brunetto si fa coraggio ed esce, racconta di essere solo al mondo e confessa di spiare tutta la famiglia per poter imparare le cose che lei insegna ai suoi piccoli.

Mamma orsa è meravigliata e commossa, invita il piccolo orso ad aggiungersi a loro e far parte della famiglia.

I cuccioli sono felici di avere un nuovo fratellino per giocare e Brunetto ha finalmente una tana dove dormire e dei genitori che lo proteggeranno e gli insegneranno a crescere.

                                                           C.P.



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21 settembre 2011 3 21 /09 /settembre /2011 17:22

Nel castello di Martinì, la principessina Martina canta davanti ad uno specchio, mentre la sua giovane dama di compagnia le spazzola i lunghi capelli.

Sai ! dice Martina alla sua dama di compagnia - sono alcune notti che faccio un brutto sogno, sempre quello, vedo un grande fossato con tanti coccodrilli ed io so che mi devo tuffare ma non so il perchè e non ne ho il coraggio, poi mi sveglio e ringrazio il cielo perchè è stato solo un sogno.

La dama è in realtà è una fata mandata per proteggerla da una strega malvagia e gelosa.

Dovete sapere che quando nacque la principessa Martina anche la figlia della strega malvagia, Mara ebbe un bimbo, lei però non era malvagia e cattiva come la madre, anzi era bella e buona e ha cercato in mille modi di portare la madre sulla retta via.

La supplicava tutti i giorni: - madre! tu sai fare molte cose, falle per il bene, non per il male e vedrai che sarai più felice! ma la strega non ascoltava e un giorno stanca delle parole della figlia, prese il piccolo lo trasformò in un coccodrillo e lo gettò nel fossato; la poverina pianse tutte le sue lacrime, voleva gettarsi anche lei nel fosso e lasciarsi divorare dai coccodrilli, ma la regina delle fate ebbe pietà di lei e del suo dolore.

Tu sei molto buona e meriti di essere aiutata e la mandò a fare da dama di compagnia alla principessina Martina.

Mi raccomando! le disse, se voui salvare tuo figlio devi far crescere la principessina nel modo giusto, devi insegnarle il bene e tutto ciò che è giusto, perchè le principesse nascono pure, non sono cattive e non sono buone, tutto dipende da te.

La giovane Mara faceva con impegno il suo lavoro, tutti i giorni con calma e dolcezza indirizzava la giovane Martina verso il giusto,

le insegnava ad essere umile, ad avere pietà, essere sincera e la riprendeva quando sbagliava, così Martina si lasciava guidare e crebbe felice, molto buona e anche tanto bella.

Quel sogno strano però non l'abbandonava mai.

Una notte di luna piena, mentre affacciata al suo balcone guardava il fossato sottostante, si chiedeva come mai ancora nessun principe l'avesse chiesta in sposa. Si vergognava a chiederlo a Mara, così di nascosto lo chiese al mago di corte.

Questi guardò le sue carte, misurò la distanza tra le stelle del firmamento e alla fine dei suoi calcoli le disse: - il tuo principe verrà dall'acqua, non lo riconoscerai subito, dovrai soffrire e provare molta paura, ma sarà la tua intelligenza e la tua bontà a liberarlo da una situazione che lo tiene prigioniero da molti anni.

Poi sarete felici e contenti per sempre.

La principessina ne rimase molto scossa; allora i suoi sogni, i coccodrilli nel fossato erano quelli attorno al suo castello? era da lì che sarebbe arrivato il suo principe?

Da quella notte e per tutte le notti a venire si affacciò dal balconcino a guardare il fossato, cantando con la sua voce melodiosa, dolci canzoni cariche di gioia e amore.

I coccodrilli si ragruppavano sotto il balcone facendo tuffi e capriole.

Una notte di luna piena notò che un coccodrillo stava in disparte, non saltava e non si agitava, Martina sentiva una vocina dentro di lei che diceva. - TUFFATI! RAGGIUNGILO! ma lei non ne aveva il coraggio.

Poi ricordò le parole del mago: "avrai paura ma sarà la tua intelligenza ad aiutarti".

Passarono altre notti di luna piena, Martina guardava sempre il coccodrillo in dispare, era sempre quello, ormai lo riconosceva e si accorse che nel tratto di fossato dove nuotava faceva dei movimenti insoliti, rimase stupita nel vedere che scriveva il suo nome.

Quella notte scacciò la paura e non indugiò più, si tuffò nel fossato, lo raggiunse con la paura in gola, lo baciò e accarezzò la sua corazza e vide due occhi tristi e bellissimi.

Con lei a cavalcioni sul suomdorso il coccodrillo raggiunse la riva salì sul selciato e quando fu fuori dall'acqua si trasformò in un bellissimo ragazzo.

E' una vita che ti aspetto! disse, anch'io rispose Martina e si baciarono.

Da quel giorno vissero felici e contenti, governando il regno e trattando i sudditi in modo esemplare. 

                                                 CP


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  • : il mio blog consiste nel raccontare storielle per bambini - ricette di cucina e consigli utili per la casa.
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